Una "Piccola Scuola" per un futuro migliore

Vareš / Bosnia

Vareš è una località situata in Bosnia, a 46 km da Sarajevo, pesantemente colpita dalla guerra del 1991 che ha portato i suoi abitanti da 22.000 a 13.000.

La guerra è terminata, ma la vita ancora fatica a ricominciare. Le ferite sono troppo profonde, la concordia nella diversità che regnava prima della guerra è solo un ricordo a cui è difficile credere, la povertà è grande in queste terre che la guerra ha spopolato.
La città non offre nulla ai giovani, non vi sono eventi culturali, educativi, ricreativi: nessuna delle attività necessarie per condurre quella ‘vita normale’ che aiuta bambini e giovani nel loro sviluppo.

Le istituzioni che si dovrebbero prendere cura dei bambini abbandonati o delle famiglie che non possono sostenerli non sono abbastanza organizzate e il più delle volte non agiscono in tempo: non è raro incontrare bambini che per giorni camminano per le strade da soli, senza che nessuno si preoccupi di loro, come non è raro trovare famiglie, anche con numerosi bambini, che non possono contare su nessun stipendio, né sull’aiuto finanziario dallo Stato.

Le conseguenze drammatiche di queste situazioni sono facilmente immaginabili. Tante volte non è possibile dare un aiuto anche perché i genitori stessi non lo accettano. La ‘Casa famiglia’ è l’unica soluzione possibile, in presenza di uno Stato che spesso rifiuta un sostegno economico per i bambini in situazioni disperate. La ‘Casa famiglia’ li accoglie e prende su di sé la responsabilità del loro mantenimento e dei loro studi.

A Vareš una comunità di Suore sta portando avanti da anni un piccolo centro di accoglienza per giovani da un giorno a 18 anni (Mala Skola che significa proprio “Piccola scuola”). Sono orfani ma non solo, tra di loro tanti ragazzi che vivono in baraccopoli senza speranza con i genitori che spesso la vita ha ferito in modo insanabile.

La casa è aperta tutto l'anno, 24 ore su 24. In questo momento ospita 23 bambini e ragazzi dai 3 ai 19 anni. L’obiettivo iniziale è quello di rispondere ai bisogni concreti e specifici di ogni bambino il cui sviluppo è ostacolato a causa delle difficoltà familiari e consentire loro di soddisfare i propri bisogni primari, che includono il monitoraggio dei bambini durante tutto il giorno e la loro cura, tenendo conto di tutto quello di cui un bambino ha bisogno per crescere. A questi bambini si offre anche:
- un sostegno scolastico;
- un accompagnamento psicologico e terapeutico: va considerato che la maggior parte dei bambini della piccola scuola proviene da ambienti famigliari difficili e con i quali è complicato interagire. L’aiuto psicoterapeutico aiuta i bambini e i ragazzi a dialogare e a ricostruire un rapporto all’interno di famiglie che spesso più di essere un supporto per i loro figli hanno bisogno del loro aiuto;
- le cure mediche;
- la socializzazione;
- musico-terapia: la musica ha una importante funzione positiva e integra la psicoterapia. È stimolante e svolge un ruolo benefico trasversale per bambini e ragazzi di età diverse;
- ripetizioni per gli scolari: le difficoltà incontrate dagli scolari per l’apprendimento di alcune materie vengono colmate grazie a delle ripetizioni che riguardano sia i contenuti delle materie che il metodo di studio. Queste lezioni integrative vengono tenute da insegnanti qualificati.

Se è possibile e conveniente per il bambino, si cerca di mantenere i contatti con la famiglia. In questo modo si dà la possibilità ai bambini di finire la scuola, diventare più autonomi e, una volta diventati ragazzi e finito il liceo, prendere la vita nelle proprie mani. Molti ragazzi non hanno la possibilità di rientrare nelle famiglie d’origine e, finito il percorso della casa famiglia, s’inseriscono direttamente nel mondo del lavoro oppure, se hanno ambizioni, continuano lo studio. I ragazzi ricevono un supporto anche per l’inserimento nel mondo del lavoro cercando di non allontanarli dalla Bosnia perché si ricrei una comunità locale.

Sostenendo la ‘Piccola Scuola’ di Vareš la Fondazione si impegna in un discorso di formazione e di ‘territorio’ rivolgendosi ai più giovani, con la testarda speranza che la Bosnia potrà un giorno offrire a questi ragazzi quello che la guerra ha tolto alla generazione che li ha preceduti.

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